Indietro tutta verso il futuro
a cura di Antonello Matarazzo
Le nuove tecnologie in continua e inarrestabile evoluzione offrono agli artisti un’eccezionale piattaforma creativa attraverso la quale è possibile sperimentare sempre nuovi e più sofisticati linguaggi. Questo ventaglio di infinite opportunità nasconde naturalmente delle insidie. La fascinazione che la tecnologia esercita sull’artista può far sì che il mezzo prenda il sopravvento sull’idea, inducendo in qualche modo a divergere dall’obbiettivo primario di restituire un prodotto che, dissimulando la propria gestazione, s’imponga direttamente come visione nella mente di chi lo guarda.
D’altra parte, se da un lato è vero che ogni know-how può rappresentare una forma di “mediazione” o meglio di “distrazione”, intesa come intervallo fuorviante tra l’idea e la propria attuazione, è anche vero che spesso è la tecnologia stessa a fare da musa all’immaginazione. Si concretizza così una sorta di paradosso creativo in cui i cosiddetti artisti digitali, allo stesso modo di un Pollock che rovesciando vasi di colore sulla tela fa sì che la stessa materia-colore da mezzo diventi soggetto dell’opera, finiscono col ghermire la potenza espressiva della tecnologia in un certo senso aggirandola e sottomettendola. Una volta superato il timore riverenziale nei confronti del nuovo media si ripropone l’antico dilemma dell’Angelus di Benjamin il quale nella prima versione del suo “Agesilaus Santader” 1, racconto ispirato ad un acquerello di Paul Klee, così scrive: “Impara dall’angelo, che avvolge con lo sguardo il partner ma poi retrocede a scatti, inarrestabilmente: se lo tira dietro in quella fuga verso un futuro da cui proviene. Dal futuro nulla di nuovo spera più, se non lo sguardo dell’essere umano cui resta rivolto.”
Mentre la cosiddetta “perdita dell’aura” paventata da Benjamin nell’epoca dell’ormai consolidata riproducibilità tecnica dell’opera d’arte ha consegnato quest’ultima alla fagocitazione di massa, oggi, al cospetto di un futuro quanto mai incerto, sperimentiamo una nuova forma di profanazione in cui è proprio la tecnologia a perdere la propria sacralità.
I sette autori, con le rispettive opere presentate in questa edizione di Flussi 2013, si dispongono, seppure in diverse forme, con questo atteggiamento duplice, inginocchiati all’altare della tecnologia ma con la mente rivolta ai suoi principi fondanti, gli eterni principi dell’arte e dell’essere umano.
Antonello Matarazzo
NOTE
- IX tesi di Tesi di filosofia della storia (W. Benjamin 1940). Cfr. W. Benjamin, Agesilaus Santander, in G. Scholem, Walter Benjamin e il suo angelo, Adelphi, Milano 1978
VIDEO:
- Audrey Coïaniz / Basmati – Cute/Fixe (2011) 6’57’’
- Danilo Torre – In Focus Memories (2010) 5’32’’
- Elisabetta Di Sopra – IN – Visibili (2011) 3’15’’
- Virgilio Villoresi – John Mayer – Submarine test, January 1967 (2013) 5’10’’
- Antonello Matarazzo – La Camera Chiara (2003) 8’27’’
- Tiziana Salvati – Trans-formata (2013) 1’35’’
- Gianluca Capozzi – Untitled (2013) 4’41’’