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Cenni Storici

23 NOVEMBRE 1980

Alle ore 19:34, domenica 23 novembre 1980, una scossa di terremoto pari al grado 6,9 della scala Richter colpì tre regioni italiane: Campania, Basilicata e Puglia che contarono circa 280.000 sfollati, 8.848 feriti e 2.914 morti. L’epicentro fu registrato in un comune dell’avellinese, Conza della Campania. La scossa che durò 90 secondi, interruppe le linee di comunicazione per cui, fin da subito, fu difficile inviare e ricevere notizie sull’accaduto. Il 26 novembre, a tre giorni dal terremoto, il quotidiano “Il Mattino” titolò: “Cresce in maniera catastrofica il numero dei morti e dei rimasti senza tetto – FATE PRESTO – per salvare chi è ancora vivo, per aiutare chi non ha più nulla“. L’allora capo dello Stato, Sandro Pertini si recò in elicottero sui luoghi della tragedia, e, in un famoso discorso in TV rivolto agli italiani, denunciò con forza il ritardo e le inadempienze dei soccorsi che arrivarono in tutte le zone colpite soltanto dopo cinque lunghi giorni.



23 NOVEMBRE 2010

30 anni dal sisma.

Nel 1984 è stata presentata nella Villa Campolieto di Ercolano la rassegna artistica Terrae Motus, curata dal gallerista Lucio Amelio. La mostra, che dal 1992 è custodita nelle sale della Reggia di Caserta, consiste in oltre settanta opere sul tema del sisma del 1980, eseguite appositamente per l’occasione. Celebre, il trittico di Andy Warhol “Fate presto”, ispirato alla pagina del quotidiano Il Mattino all’indomani della tragedia.

Dal 22 al 27 novembre 2010 quella mostra sarà ospitata nei suggestivi spazi del Carcere Borbonico di Avellino, abbracciando così per la prima volta la città ed il popolo cui queste opere straordinarie sono dedicate.
A trent’anni dal terremoto (e a poco più di un anno del terremoto in Abruzzo) il progetto si pone l’obiettivo di raffigurare attraverso il linguaggio artistico contemporaneo un momento della storia d’Italia e in particolare delle regioni del Mezzogiorno.

L’associazione culturale Magnitudo propone E-ArtQuake, con l’intento di connettere l’arte digitale e l’estetica delle nuove tecnologie, con i temi del trauma e della perdita di identità in seguito ad eventi catastrofici come i terremoti, ponendosi, in tal modo, come ampliamento e completamento installativo di Terrae Motus.