Flussi ’16 – Qualità e bellezza oltre ogni ostacolo

Articolo originale pubblicato da Frequencies.eu

Andrea “Onga” Ongarato, reporter d’eccezione.

C’è sempre una prima volta per tutto, quest’anno per me è stata la prima volta che sono andato a Flussi, il festival agostano che da anni si celebra ad Avellino. Conoscevo di nome e di fama il festival ma non ho mai avuto occasione di andarci, preso dalla smania di andare verso nord dove fanno i festival nelle centrali elettriche.

Per non sbagliare mi sono presentato in città già dalla notte prima, per non correre il rischio di essere troppo stanco, dopo tante ore di macchina, per godermi la serata.
La festa inizia a La Casina del Principe con vari dj-set a cura del progetto 180gr, mi ha subito messo di buonumore.

La Casina del Principe è molto bella, spazi abbastanza ampi da renderla vivibile senza lo stress di code, ammassamenti.

Finché scorre la musica dei vari dj mi guardo un po’ intorno e comincio ad acclimatarmi. Si respira un clima di generale rilassatezza e cordialità, una cosa che apprezzo molto, al posto di tante rigide menate che ho visto in altri festival di una certa dimensione.

La scalinata che porta alla terrazza sopra il San Carlo Gesualdo, il main stage della notte, mi fiacca non poco vista la mia scarsa prestanza fisica, ma la fatica è ripagata dalla vista della location che merita davvero.

Battezzano la serata i romani Balance che, nonostante qualche problemino di clock ai synth, scaldano a dovere l’ambiente con i loro oscillatori. Brava anche Key Clef, sempre della cricca romana, che propone un set un filino più nervoso e comincia a far crescere la tensione. Per tutto il set di High Wolf sono convinto che facesse tutta un’altra cosa, non riesco a togliermi dalla testa che l’ho sempre inquadrato a fare dei drones abbastanza simpatici ed innocui. Invece anche lui mena abbastanza.

L’highlight della serata e di tutto il “mio” festival sono r²π che mettono in scena un’ora di techno con la T maiuscola, con la E maiuscola e pure tutto il resto maiuscolo. Monolitici, a tratti forsennati con Lino Monaco che se la balla contento, lasciano giusto lo spazio a brevi pause dal beat per riallineare il mood successivo e poi giù a testa bassa a picchiare, su strati di suono incendiari.

Il resto del festival, sia in Casina del Principe in prima serata, che alla Terrazza Belvedere in notturna, propone una line-up composta da nomi a me quasi tutti sconosciuti, tolti Felix Kubin, Mark Fell e Franck Vigroux. Con le dovute differenze tra l’uno e l’altro, sono rimasto piacevolmente sorpreso dalla qualità media della proposta, davvero molto alta, tutti i set valevano la pena di essere visti.

In questo nugolo di nuovi nomi da memorizzare, si sono distinte soprattutto la svedese Maria W. Horn ed Anna Zaradny. La prima autrice di un set a mio giudizio da spellarsi le mani: partenza con beat potenti e suoni profondi e curatissimi, prosieguo fatto di strappi e cadenze irregolari e finale quasi ambient molto coraggioso, una grande narrativa nel suo set. Mi sono piaciuti anche il duo Meta e naturalmente Mark Fell, il suo autismo techno è sempre una bella scossa.

In definitiva la prima volta a Flussi, in una edizione che mi raccontano essere stata più travagliata delle altre, è stata super positiva. Flussi dimostra che non è necessario un cartellone zeppo di nomi super-hype per proporre cose di qualità, che le location sono importanti ma non sono tutto, insomma si può fare!

Menzioni particolari, oltre che allo staff:
• i due URSSS che hanno stoicamente ripreso tutto, e loro vanno solo dove c’è qualità.
• il panino alla mortadella grigliata con finocchio e coriandolo di Gourmet Electronique, roba che salva la vita.

Lunga vita a Flussi!

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